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Edoardo Iacolucci

"Artiste a Roma", le opere in mostra a Villa Torlonia

L’esposizione è nata da una collaborazione l'università La Sapienza e la Sovraintendenza capitolina

Mari Grandinetti Mancuso, Astrazione di natura morta. Credit: Musei Villa Torlonia
Mari Grandinetti Mancuso, Astrazione di natura morta. Credit: Musei Villa Torlonia

Centro opere tra dipinti, sculture e fotografie - selezionate dalle curatrici Federica Pirani, Annapaola Agati, Antonia Rita Arconti, Giulia Tulino -, prodotte dalle artiste attive nella Capitale in quel periodo «tra Secessione, Futurismo e Ritorno all’ordine», come ricorda il sottotitolo dell'esposizione: gli anni che vanno dai primi del Novecento fino al secondo dopoguerra. Opere che diventano testimonianze di quegli anni, esposte fino al 6 ottobre nelle sale del Casino dei Principi di Villa Torlonia.


L’impegno artistico di molte pittrici e scultrici attive nella vita culturale romana è stato spesso oscurato e sottostimato dalla storiografia ufficiale, ed è qui per prendersi il giusto spazio che merita.


Tra le tante artiste, anche nomi celebri

L’esposizione, nata da una collaborazione l'università La Sapienza e la Sovraintendenza capitolina presenta nomi più o meno celebri. Come Mari Grandinetti, Adriana Pincherle, sorella di Alberto, meglio conosciuto col suo pseudonimo, Moravia. Benedetta Cappa compagna del padre del futurismo, Filippo Tommaso Marinetti. E ancora Costanza Mennyey pittrice di origini ungheresi e moglie del celebre Giuseppe Capogrossi, con cui si trasferì in seguito da Roma a Narni.


Pittrici e scultrici in questa mostra non sono in alcun modo legate alla loro controparte maschile, ma riconosciute a pieno nel proprio lavoro creativo. Donne con esperienze e formazioni eterogenei e cresciute contesti diversi, ma che si sono trovate tutte nella Capitale a creare le loro opere, essendo perfettamente integrate nel tessuto artistico del tempo.


Roma crocevia di tendenze artistiche

Una Roma, protagonista della mostra, in quanto crocevia di tendenze e capace di accogliere e amalgamare le innovazioni di quei decenni diventando, anche per quelli successivi, il luogo ideale per lo sviluppo delle avanguardie artistiche degli anni Sessanta.



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