Iran, arrestata Cecilia Sala. Tajani: «Sta bene. Lavoriamo per riportarla a casa»
Cecilia Sala è detenuta nel carcere di Evin. La persecuzione dei giornalisti in Iran, il loro arresto, la loro condanna e le intimidazioni nei loro confronti continuano indisturbata
La giornalista romana Cecilia Sala è stata arrestata il 19 dicembre a Teheran, dove si era recata per svolgere il suo lavoro con un regolare visto giornalistico. Il governo iraniano non ha comunicato le accuse contro la giornalista, che è stata fermata fuori dal suo albergo poco prima di imbarcarsi per tornare in Italia. «Sta bene, il governo sta lavorando per riportarla a casa», ha riferito il ministro degli Esteri Antonio Tajani.
Arresto Cecilia Sala, possibile l'accusa di propaganda contro la repubblica islamica
Cecilia Sala è stata ora trasferita nella prigione di Evin, luogo dove vengono detenuti i dissidenti, e al momento non è stata ancora formalizzata né resa nota la causa del suo arresto. La notizia, secondo quanto riportato da ChoraMedia, è stata tenuta nascosta fino ad ora poiché le autorità italiane e i genitori di Cecilia avevano chiesto di mantenere il silenzio.
La giornalista era partita da Roma il 12 dicembre per l'Iran. Era previsto che rientrasse in Italia il 20 dicembre, ma la mattina del 19, dopo uno scambio di messaggi, il suo telefono ha smesso di funzionare. Una delle possibilità è che l'accusa sia quella di cospirazione contro la sicurezza dello Stato e propaganda contro la Repubblica islamica. Il caso dell'arresto di Cecilia Sala è infatti tutt'altro che un caso isolato. La persecuzione dei giornalisti in Iran, il loro arresto, gli interrogatori, condanna e le intimidazioni nei loro confronti, continuano indisturbata.
Iran e la censura dei media
Detenzioni arbitrarie, sorveglianza, censura e leggi oppressive costituiscono infatti il crescente arsenale di repressione iraniano contro i giornalisti che viene attuato attraverso numerose misure legislative diverse.
Dopo la rivoluzione del 1979 e l'imposizione della shari'a - la legge islamica- l'Iran è passato dall'essere un paese fermamente filo-occidentale che intratteneva relazioni con gli Stati Uniti e Israele, ad avere rapporti tesi con la maggior parte, se non tutte, le nazioni occidentali, principalmente gli Usa. La Repubblica islamica, tutt'altro che democratica, sostanzialmente teocratica e accentratrice è afflitta da una corruzione politica ed economica incontrollata e considera i media una minaccia. Una persecuzione, quella contro i giornalisti, aumentata dalla rivolta nazionale che ha seguito l'uccisione di Mahsa Jina Amini, assassinata dalla polizia morale iraniana per non aver indossato correttamente l'hijab.
Le accuse che i giornalisti devono affrontare sono di «propaganda contro lo Stato», «cospirazione contro la sicurezza nazionale» o «pubblicazione di bugie, diffamazione, calunnia, minacce». Mentre l'articolo 24 della Costituzione iraniana garantisce la libertà di stampa, specifica però che non deve violare i «principi islamici» o «l'interesse pubblico». Ma sono solo termini vaghi che vengono spesso strumentalmente interpretati per reprimere il dissenso.
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