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Arpa Lazio: livelli smog a Roma accettabili. Ma Cinecittà e Marconi oltre i limiti

Redazione La Capitale

Arpa Lazio ha pubblicato la "Valutazione della qualità dell'Aria nella Regione Lazio 2023". Un'analisi dettagliata sui livelli di smog e sulla qualità dell'aria che si è respira in tutta la regione

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Mappa dello studio di Arpa Lazio (Arpa)

L’Agenzia regionale per la protezione ambientale del Lazio (Arpa) ha rilasciato il documento "Valutazione della qualità dell'Aria nella Regione Lazio 2023" che analizza dettagliatamente la qualità dell'aria che si è respirata nella regione nello scorso anno. Obiettivi della valutazione sono il monitoraggio che l’analisi della qualità dell'aria in diverse zone della regione, per garantire la tutela della salute pubblica e dell'ambiente. Dallo studio emerge come, nonostante i numerosi incendi estivi, la conseguente diossina che in molte zone della Capitale rende anche a settimane di distanza l’aria irrespirabile, i valori analizzati qui, a Roma, rientrano in parametri considerati comunque accettabili.


Per il monitoraggio l’intera regione Lazio è stata suddivisa in diverse zone, facilitando così l'analisi degli inquinanti atmosferici. Sono state definite le aree urbane, rurali e industriali per determinare gli standard di qualità dell'aria specifici per ciascuna zona.

Le rilevazioni, nella Capitale, sono state effettuate tramite 13 centraline fisse che Arpa ha posizionato intorno all’area del Comune (4 stazioni sono posizionate in quello che viene denominato «Agglomerato di Roma», 4 nei capoluoghi di provincia della regione ed 1 nel comune di Ceprano).

 

Il rapporto, di 79 pagine, presenta quindi dettagliatamente con immagini, grafiche e tabelle i dati rilevati per diversi inquinanti atmosferici, particelle e polveri sottili come PM10 e PM2.5, NO2 (biossido d’azoto), C6H6(benzene), SO2(Biossido di zolfo), CO (Il monossido di carbonio), e O3 (ozono). I dati sono suddivisi per zone specifiche, come l'agglomerato di Roma, la Valle del Sacco, la zona Appenninica e la zona Litoranea.


Arpa: le criticità nelle zone Capitale

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«Le criticità a Roma – si legge nello studio dell’Arpa -, sono relative soprattutto al biossido d’azoto (NO2) e all’ozono (O3) e limitate al Comune di Roma».

In particolare: la concentrazione media annuale di biossido d’azoto è superiore al valore limite di 40 µg/m3 ed è pari a 44 µg/m³. Il numero di superamenti dell’ozono, come massimo della media mobile di 8 ore dei 120 µg/m3 e mediato sul triennio 2021-2023, «eccede il valore consentito dalla norma (25 superamenti annui) ed è pari a 42». Sono dunque biossido d’azoto e ozono gli inquinanti che i romani respirano quotidianamente.


Per quanto riguarda il biossido d’azoto (NO2), in zona Marconi si registrano i livelli più alti. Qui la centralina posizionata in piazza Enrico Fermi – come negli ultimi 5 anni -, ha registrato una media annuale di NO2 di  47 µg/m³, tre punti sopra la media capitolina e di 7 punti maggiore rispetto al valore limite per la protezione della salute fissato a 40 µg/m (imposto per legge, dal D.lgs. n. 155/2010).

A contendersi il secondo posto, a parimerito, di questo triste primato, sono le zone Tiburtina e Corso Francia, con 36 µg/m³ (mantenendosi comunque sotto il limite di 40 µg/m³). A seguire largo Magna Grecia, a San Giovanni, con i 34 µg/m³. La migliore da questo punto di vista è la zona intorno Villa Ada.


Relativamente all’Ozono (O3), il valore obiettivo per la protezione della salute umana di 120 µg/m3, (calcolato come media su 3 anni del massimo consentito, e da non superare per più di 25 giorni all'anno), è stato raggiunto e superato dalla centralina Cinecittà «che ha registrato un numero di superamenti pari a 27 in un anno».


Per quanto riguarda la PM10: La media annuale del PM10 nelle stazioni romane non supera il limite fissato di 40 µg/m³, e i superamenti del limite giornaliero di 50 µg/m³ ( fissati dal D.lgs. n. 155/2010) sono inferiori a 35 volte l'anno, quindi ritenuti accettabili. Inoltre, non si sono registrati superamenti del valore limite annuo relativo al PM2.5, mentre i valori di benzene, SO2 e CO «sono risultati inferiori ai rispettivi valori limite fissati per la tutela della salute umana».

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