Antenna a San Saba, la battaglia dei residenti contro la Iliad approda al Tar
Dopo il ricorso della Iliad contro l'annullamento dell'autorizzazione ad installare l'antenna voluto dal Campidoglio, sarà l’udienza cautelare fissata per l’11 dicembre a stabilire le ragioni delle parti in campo
«Applicare la legge e tutelare i cittadini o far circolare l’economia e chiudere un occhio per favorire un partner straniero?». È quello che si chiedono i residenti del comitato «No antenne a San Saba» dopo aver appreso la notizia che la Iliad S.p.a, proprietaria dell'antenna installata questa estate sul condominio di via Federico Zuccari 2a, ha presentato ricorso contro l'annullamento dell'autorizzazione del Comune ad installare il ripetitore telefonico 5G nel rione San Saba. A stabilirlo sarà l’udienza cautelare fissata per l’11 dicembre.
«Sarà fatta giustizia o l’ennesimo favore ai poteri forti - si legge in una nota dei residenti -. I cittadini dei rioni San Saba, Trionfale, Casilino, Ciampino (tutti quartieri con cause pendenti nei confronti di Iliad Spa) aspettano risposte chiare e protezione da parte dell’amministrazione e saranno davanti alle porte del Tar l’11 per dare supporto alla Giustizia in cui credono».
Dopo il procedimento di autotutela, arrivato ad agosto, che bloccava l'installazione dell'antenna 5G, venerdì 13 settembre era arrivato l'annullamento dell'autorizzazione a proseguire con i lavori della seconda antenna, che sorge a pochi metri da un altro impianto e da alcuni siti dichiarati sensibili dal I municipio che si trovano a pochi isolati dal civico discusso, come il parco di piazza Remuria, il Centro Astalli per rifugiati, il presidio Asl con pazienti psichiatrici e il Centro Anziani in largo Fioritto.
San Saba, le ragioni alla base dell'annullamento dell'autorizzazione alla Iliad
Le motivazioni alla base del provvedimento di autotutela della Direzione pianificazione generale del Campidoglio erano state due. La prima era la violazione dell’articolo 3 del regolamento comunale in materia di localizzazione, installazione e modifica impianti di telefonia mobile che prevede che possa essere consentita la localizzazione degli impianti in aree diverse da quelle «preferenziali», cioè già preselezionate dall’amministrazione, solo qualora tutte le precedenti localizzazioni risultino impossibili, inidonee o insufficienti a garantire la copertura dei servizi.
«Procedura palesemente disattesa da Iliad Spa che non si era minimamente preoccupata di effettuare tale obbligatoria istruttoria», contestano i cittadini.
La seconda si basava sull’uso improprio del meccanismo del silenzio-assenso da parte di Iliad Spa che, grazie al quale l'azienda di telefonia aveva ricevuto l'autorizzazione dall'Arpa e dalla Sovrintendenza ai Beni Culturali, risultata «viziata», per mancata o incompleta acquisizione delle informazioni e dei documenti necessari per valutare la situazione. La società francese «si era limitata a portare avanti il suo progetto notificando poi serenamente la fine lavori a mezzo pec all’Amministrazione», precisano dal comitato.
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