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Edoardo Iacolucci

Regina Coeli, firmato il protocollo per la salute mentale dei detenuti. Il garante Anastasìa: «Segnale importante»

L'iniziativa mira a ridurre i suicidi in carcere attraverso misure di prevenzione, formazione e supporto psicologico

Regina Coeli
Regina Coeli

«L'adozione del Protocollo di prevenzione e gestione del rischio suicidario a Regina Coeli è un passaggio importante di condivisione degli interventi da parte della Asl e della Direzione dell'Istituto. Sappiamo quanto Regina Coeli sia la frontiera più esposta al rischio suicidario a Roma e nel Lazio, fino ad avere il tragico record di 14 suicidi, il maggior numero di suicidi registrati in Italia tra il 2020 e il 2024».


Così Stefano Anastasìa Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della regione Lazio, sulla firma di oggi sul «Protocollo di prevenzione e gestione del rischio autolesivo e suicidario» presso la casa circondariale di Regina Coeli: un passo in avanti significativo nella promozione della salute mentale e del benessere dei detenuti in tutta la regione.


I firmatari del protocollo: Asl Roma 1 e Regina Coeli

A firmarlo, la direttrice di Regina Coeli, Claudia Clementi e il commissario straordinario della Asl Roma 1, Giuseppe Quintavalle, alla presenza del Garante per le persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della regione Lazio Stefano Anastasìa, del direttore del Dipartimento di salute mentale della Asl Roma 1 Giuseppe Ducci, della direttrice della Uosd Salute mentale e dipendenze in ambito Penale della Asl Roma 1, Adele Di Stefano, del direttore della Uosd assistenza sanitaria di Regina Coeli della Asl Roma 1, Luigi Antonio Persico e del comandante di polizia penitenziaria, Francesco Salemi.


Il garante Anastasìa: «Contrastare il drammatico fenomeno dei suicidi in carcere»

«Con questo Protocollo - prosegue poi Anastasìa -, la direzione dell'istituto e i servizi sanitari disciplinano le loro modalità di attivazione e intervento a sostegno delle persone che manifestino un rischio suicidario, già prevedendo momenti congiunti di valutazione della sua implementazione. È un segnale importante di reazione istituzionale alla drammatica successione di suicidi a cui stiamo assistendo a livello nazionale».


L’augurio di Anastasìa è che «sia finalmente seguito da analoga sensibilità di altri interlocutori istituzionali, ciascuno per la propria competenza, nella riduzione delle cause ambientali del rischio suicidario, a partire dal cronico sovraffollamento e - conclude -, dal depauperamento dei servizi socio-sanitari sul territorio che ne è spesso l'origine».


Con questo documento, la regione Lazio e la Asl Roma 1 intendono rafforzare le misure di intervento, supporto e monitoraggio in ambito carcerario, integrando le competenze del personale sanitario e penitenziario in un intervento di sistema volto a ridurre i rischi legati a fenomeni critici.


Azioni principali per la prevenzione del rischio suicidario

Tra le azioni previste la valorizzazione degli interventi dei “Peer supporter” (detenuti che, dopo essere stati formati, diventano figure di riferimento per altri detenuti) i colloqui e l'osservazione da parte dei diversi operatori per favorire adeguati processi di adattamento, l'informazione sull'offerta e le attività delle aree sanitarie, educative e di sicurezza e sulle modalità di richiesta di supporto, l'organizzazione di gruppi di accoglienza con Psicologi della Asl Roma 1 ed educatori, il monitoraggio dei casi più vulnerabili, la formazione degli operatori per la rilevazione dei rischi e gli interventi di primo soccorso con esercitazioni periodiche.


Commissario Asl, Quintavalle: «Promuovere un contesto più sicuro»

«La sinergia tra istituzioni e personale sanitario e penitenziario testimonia l'impegno comune verso una gestione umanizzata e attenta, con l'obiettivo di promuovere un contesto più sicuro per le persone sottoposte a misure restrittive - spiega il Commissario straordinario della Asl Roma 1 Giuseppe Quintavalle -. Questo è un inizio: crediamo fermamente - continua il commissario - che tale approccio, con interventi multidisciplinari e tempestivi, possa fare la differenza, contribuendo a promuovere una cultura della salute e del sostegno in grado di prevenire proattivamente episodi di autolesionismo e di suicidio in carcere».


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