
Dopo gli sgomberi che hanno colpito il Leoncavallo a Milano e l'Askatasuna a Torino, anche le realtà di Roma sentono il fiato sul collo del Viminale. E tra i nomi finiti nel dossier del governo ce n’è uno che pesa più di altri. Ed è Spin Time Labs, il palazzo occupato di via di Santa Croce in Gerusalemme, all’Esquilino.
Contro il rischio sgombero, attiviste e attivisti hanno chiamato a raccolta la città con un’assemblea pubblica fissata per il prossimo 10 gennaio.
Il clima è teso. Le parole del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che ha parlato di un piano nazionale di sgomberi «secondo un ordine progressivo stabilito dalle prefetture», hanno acceso l’allarme.
A Roma, secondo quanto filtra, gli immobili nel mirino sarebbero due. La sede di CasaPound in via Napoleone III e, appunto, Spin Time. Due luoghi vicinissimi geograficamente, lontanissimi per storia, pratiche e visione politica, ma oggi accomunati dalla stessa minaccia.
Da qui la scelta di mobilitarsi. «Il sindaco non può permettere che il governo ignori la sua autorità con l’obiettivo di sgomberare la nostra idea di società», è il messaggio che arriva dal palazzo occupato. Nel mirino degli attivisti c’è anche la proprietà dell’immobile, accusata di voler speculare su uno stabile rimasto sottratto alla cittadinanza per oltre vent’anni, oggi invece restituito – sostengono – a un uso sociale e collettivo.
Spin Time, nato nel 2013 dall’occupazione dell’ex edificio Inpdap da parte del movimento Action per il diritto all’abitare, è diventato negli anni molto più di un semplice spazio abitativo.
Al suo interno vivono oltre 130 nuclei familiari, mentre ogni giorno migliaia di persone lo attraversano per corsi, assemblee, iniziative culturali, botteghe, cene sociali. Un laboratorio urbano e politico, dove la cittadinanza, spiegano, «non è uno status ma una pratica quotidiana di cura condivisa».
È anche per questo che l’equiparazione con CasaPound viene respinta con forza. «Inaccettabile e pericolosa», la definiscono attiviste e attivisti, che ribadiscono come il collettivo neofascista andrebbe sciolto e non affiancato a esperienze fondate su solidarietà, mutualismo e valori antifascisti. «L’antifascismo non è memoria del passato, ma una condizione viva per costruire un futuro comune», rivendicano.
La partita è apertamente politica. Nel corso degli anni Spin Time è stato attraversato da esponenti istituzionali, campagne elettorali, incontri pubblici. Nel 2021 ci passò anche Roberto Gualtieri, allora candidato sindaco. Dal palazzo sono partite iniziative culturali, feste, dibattiti, persino celebrazioni di Capodanno finite nel mirino della destra già nel 2019. Qui ha sede anche la redazione romana della rivista «Scomodo». Un luogo che ha sempre diviso, ma che è diventato centrale nel dibattito sull’abitare e sulle politiche urbane.
Il comune di Roma, negli anni, ha tentato più volte di trovare una soluzione, provando a convincere la proprietà, Investire SGR, legata a Banca Finnat, a vendere l’edificio per avviare un percorso di regolarizzazione simile a quelli di Metropoliz o Porto Fluviale. Tentativi finiti nel nulla. L’idea della società sarebbe quella di riqualificare l’immobile e trasformarlo in un albergo, con tempistiche inizialmente legate al Giubileo, ormai concluso.
Intanto, la politica si muove. Meno di una settimana fa Sinistra Civica Ecologista ha chiesto un incontro urgente con il prefetto di Roma, parlando di «funzione sociale, abitativa e culturale fondamentale» svolta da Spin Time e avvertendo che uno sgombero aprirebbe «una gravissima emergenza sociale». A difesa dello spazio è intervenuto anche il segretario del Pd romano Enzo Foschi, che lo ha definito «un luogo di concreta solidarietà, pieno di iniziative positive».
Di segno opposto la posizione di Fratelli d’Italia. «Basta con la tolleranza e la connivenza del centrosinistra che governa il Campidoglio. Parliamo di uno stabile occupato abusivamente, dove gli occupanti non pagano nemmeno le utenze», ha dichiarato il consigliere capitolino Federico Rocca.
Nel mezzo, una città chiamata a scegliere. «Difendere gli spazi sociali e abitativi significa difendere un’idea di città fondata sulla partecipazione, sulla giustizia e sulla solidarietà», ribadiscono da Spin Time. «Spin Time è parte di questa visione: una città che non si amministra solo dall’alto, ma si costruisce ogni giorno dal basso».
L’appuntamento è fissato al 10 gennaio con un'assemblea pubblica. Per gli attivisti non è solo una battaglia contro uno sgombero, ma uno scontro su che idea di Roma debba prevalere. «Roma è tutta qui», scrivono.
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